Demenza
Psicologi esperti nella riabilitazione e prevenzione cognitiva.
Che cos’è una demenza?
La zona grigia tra normalità e patologia
Tra il funzionamento cognitivo sano e la demenza clinica, è presente un quadro di lieve compromissione cognitiva che prende il nome di Mild Cognitive Impairment (MCI).
Le stime di prevalenza globali del MCI sono piuttosto variabili e vanno dal 2 al 10% a 65 anni e dal 5 al 25% a 85 anni. I criteri per la diagnosi vengono proposti dal National Institute on Aging and the Alzheimer’s Association e sono pressoché equivalenti a quelli riportati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5) per il disturbo neurocognitivo lieve. Questi criteri prevedono un modesto declino in uno o più domini cognitivi che non compromette il funzionamento e l’autonomia nello svolgimento delle attività della vita quotidiana.
Esistono diverse varianti cliniche di MCI: MCI amnesico (presenza di un disturbo di memoria), non amnesico, a singolo dominio (un solo dominio cognitivo compromesso) o multiplo dominio. Il Mild Cognitive Impairment, a causa della diversa eziopatologia e del sottotipo clinico, può avere diversi esiti: può progredire in una demenza, rimanere stabile nel tempo o regredire fino al ritorno ad un funzionamento cognitivo normale.
Come vengono diagnosticate le demenze?
La Malattia di Alzheimer, così come altre malattie neurodegenerative, ad oggi non dispone di una teoria accettata e validata per spiegare la sua patogenesi. E’ considerata una malattia multifattoriale, associata a diversi fattori di rischio, tra cui l’età e l’influenza genetica. La maggior parte dei casi, infatti ha un esordio tardivo a partire dai 65 anni di età (Late Onset Alzheimer Disease, LOAD). Solo l’1-6% dei casi, invece, presenta una forma ad esordio precoce (Early Onset Alzheimer Disease, EOAD), particolarmente influenzata dai fattori genetici. L’età e i fattori genetici non spiegano però tutti i casi di malattia. I fattori di rischio ambientali, come l’inquinamento dell’aria, i metalli, le infezioni e la dieta, insieme alle condizioni mediche quali le malattie cardiovascolari, l’obesità e il diabete, aumentano il rischio di sviluppare la patologia.
Come si curano le demenze?
Ad oggi non esiste una cura efficace che modifichi la malattia e ne inverta il decorso, sebbene le attuali terapie farmacologiche rallentino la progressione della demenza. Negli ultimi anni numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia e l’importanza dei trattamenti non farmacologici che comprendono terapie cognitive, approcci multi strategici (terapia di orientamento alla realtà, terapia di validazione, terapia di reminiscenza) e approcci comportamentali ed ambientali (musicoterapia, aromaterapia, fototerapia). Inoltre, possono essere attuati degli interventi psicosociali volti a ridurre i possibili incidenti domestici, a proteggere la persona dalla solitudine e dall’isolamento e a limitare le attività potenzialmente pericolose, come ad esempio la guida.
La Demenza vascolare
La demenza vascolare deriva da una malattia cerebrovascolare ischemica o emorragica e rappresenta la seconda causa di demenza negli anziani (circa il 15-20% di tutti i casi di demenza).
Questa patologia presenta un esordio acuto ed improvviso, spesso associato a manifestazioni cliniche di ansia, depressione ed apatia.
La popolazione di pazienti affetti da demenza vascolare è molto eterogenea e presenta quadri clinici differenti: la sintomatologia dipende infatti dalla sede, dal numero e dall’estensione delle lesioni.
In linea generale, la demenza vascolare è caratterizzata da disturbi delle funzioni esecutive, della velocità di elaborazione e della flessibilità cognitiva e da una ridotta iniziativa. Inoltre, nella demenza vascolare sono presenti segni e sintomi neurologici, come la disartria (difficoltà di articolazione della parola), i disturbi della deglutizione, i disturbi della deambulazione, l’incontinenza urinaria e la rigidità.
I fattori di rischio della demenza vascolare sono simili a quelli proposti per gli eventi cerebrovascolari e comprendono l’ipertensione arteriosa, i disturbi cardiaci, il diabete mellito, il fumo, l’età, l’obesità e l’abuso di alcol. La gestione di questi fattori di rischio, quindi, può prevenire l’espressione e/o la progressione di questo disturbo.
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Circa L'11,1% della popolazione presenta nel corso della propria vita almeno un disturbo d'ansia. Superare pero questi periodi è possibile sempre più spesso grazie alla psicoterapia o a percorsi di sostegno psicologico dove il paziente può esprimersi liberamente e ed essere ascoltato senza giudizi da un professionista pronto a guidarlo nel percorso di guarigione.
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La Demenza a Corpi di Lewy
La demenza a Corpi di Lewy è una malattia gradualmente progressiva, ad esordio insidioso, con un’età media di insorgenza tra i 70 e gli 80 anni. Questa patologia è caratterizzata da un’atrofia dei lobi frontale e temporale e dal riscontro in forma diffusa dei cosiddetti Corpi di Lewy (aggregati patologici della proteina a-sinucleina). Gli studi della prevalenza sulla popolazione sono scarsi, con percentuali variabili, ma si stima che rappresenti circa il 15% di tutte le demenze.
Il quadro clinico è caratterizzato da un declino cognitivo progressivo associato ad allucinazioni visive, sintomi motori, disordini del sonno REM, frequenti cadute ed episodi sincopali (perdita di coscienza temporanea).
La Demenza a Corpi di Lewy comporta una maggiore disabilità rispetto ad altre forme di demenza a causa dei deficit motori e autonomici, che compromettono la deambulazione, l’alimentazione e l’espletamento dei bisogni fisiologici. Parte della sintomatologia della Demenza a Corpi di Lewy risulta in comune con la Malattia di Parkinson, dalla quale è importante effettuare una diagnosi differenziale. Una caratteristica che le distingue è la sequenza temporale in cui appaiono i sintomi motori e cognitivi. Infatti, nella Malattia di Parkinson i sintomi cognitivi si manifestano anni dopo l’esordio dei sintomi motori, mentre nella Demenza a Corpi di Lewy il disturbo neurocognitivo è presente fin dalle prime fasi.
La Demenza frontotemporale
La demenza frontotemporale è una malattia eterogenea che compromette il comportamento, la condotta sociale, l’elaborazione emotiva ed il funzionamento cognitivo (funzioni esecutive e linguaggio). Tale sintomatologia è causata da una perdita neuronale pronunciata e relativamente focalizzata nelle cortecce bilaterali frontali, insulari e temporali anteriori.
Si tratta di una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un’insorgenza rapida e da progressivi cambiamenti nelle funzioni coinvolte. La demenza frontotemporale rappresenta circa il 5% di tutti i casi di demenza ed è la più frequente patologia degenerativa con esordio precoce.
La demenza frontotemporale è probabilmente sotto diagnosticata a causa della mancanza di riconoscimento e per la sovrapposizione con diverse patologie psichiatriche, quali depressione, disturbo bipolare, schizofrenia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi di personalità.
Esistono delle varianti cliniche di demenza frontotemporale, che colpiscono in maggior misura il comportamento e il funzionamento esecutivo o il linguaggio. In particolare, la variante più frequente è quella comportamentale nella quale emergono precoci cambiamenti che si manifestano con disinibizione sociale, scarsa capacità di giudizio, impulsività, apatia e scarsa motivazione.
Bibliografia
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